Memoria Mobile, in mostra le foto dei migranti scattate con lo smartphone
Una mostra fotografica dello Sprar Poseidone racconta per immagini, scattate dai cellulari di trenta beneficiari, la loro fuga dal Paese d’origine. Storie intense di vita scandite da ricordi e testimonianze di chi furono e di chi vorrebbero diventare
In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, la cooperativa sociale Tre Fontane ha organizzato la mostra fotografica “Memoria mobile”. All’interno del Teatro Chiesa Vecchia di via Selene 32, Roma, il 20 giugno a partire dalle ore 18.30 si potranno osservare le fotografie scattate con i cellulari da trenta migranti, fuggiti dal proprio Paese e ora ospitati nello Sprar Poseidone.
Il titolo della mostra “Memoria mobile” allude sia al movimento spazio-temporale sia al dispositivo cellulare, svelandoci il contenuto del bagaglio digitale dei beneficiari del centro d’accoglienza di Poseidone, una delle strutture di Roma in cui si aiutano i richiedenti asilo a integrarsi e a fare i primi passi nel nostro Paese.
Tutti loro hanno un telefono con il quale ascoltano la musica, comunicano con i propri cari, custodiscono il passato e prendono appunti per il futuro. La maggior parte di quelle fotografie sono le stesse che abbiamo tutti nella nostra memoria. Ci sono gli scatti con i familiari, i ritratti dei posti che si lasciano e quelli che si intende raggiungere.
Ci sono poi immagini di cibo, di piatti tradizionali, di quelli che profumano di casa e di una giornata di festa. Le foto con le icone dell’Occidente, dal calciatore in azione alle scarpe di moda, dai selfie agli screenshot dei profili Facebook.
Ci sono i ritratti di città in cui si sogna di tornare un domani, quando la loro fuga sarà finita e si sarà trovato un lavoro nella nuova patria per vivere sereni. E ci sono anche testimonianze drammatiche dei luoghi da cui si è fuggiti.
Nelle immagini ci sono i comuni denominatori e quegli elementi che ci ricordano le differenze, minime, tra chi scappa e chi accoglie.
Memoria mobile è un progetto che nasce dalla collaborazione tra Flavia Funari, insegnante di italiano per stranieri nei centri di accoglienza SPRAR, e il fotografo Andrea Pilia.
“La valigia di cartone – spiega Marco Zonnino, presidente di Tre Fontane – è stata per anni l’oggetto che ha rappresentato, nell’immaginario collettivo, il migrante dei primi del Novecento: lì dentro si riponevano stretti i vestiti, le lettere dei propri cari, le foto di famiglia, i ricordi, le ambizioni, i sogni di un futuro in una dimensione nuova e sconosciuta. Oggi a quella valigia si sostituisce un cellulare o, meglio, uno smartphone”.
Cambia la forma, ma i contenuti sono rimasti gli stessi come sottolinea il responsabile della cooperativa sociale: “Chi è costretto a lasciare il proprio Paese – oggi come allora, quando i migranti eravamo noi – ha la necessità di proteggere la propria identità, di non perdersi, di ancorare la memoria, di sublimare e trasportare l’essenza di quella realtà che si sta lasciando alle spalle”.
Nell’epoca della riproducibilità tutto questo si può fare scattando semplicemente una foto con il telefono per poi condividerla anche a grande distanza. Si lascia così una testimonianza del proprio passaggio e del proprio viaggio alla ricerca di futuro.