Novità e distribuzione degli utili nelle imprese sociali con la nuova riforma del Terzo Settore
Il Ddl, anticipato lo scorso maggio quando il Presidente Renzi aveva avviato una consultazione online in materia, è stato approvato oggi dal Consiglio dei Ministri. Previste due importanti novità: il rilancio dell’impresa sociale e il servizio civile universale aperto anche agli stranieri da 18 a 29 anni.
L’esperienza appresa durante questo arco formativo potrà significare maggiori opportunità di trovare lavoro dato che il Ddl prevede che le competenze acquisite possano essere riconosciute e spese nel campo dell’istruzione e del lavoro, prevedendo meccanismi per favorire l’inserimento lavorativo dei giovani che hanno prestato il servizio civile nazionale universale.
Le imprese sociali potranno ripartire utili, «nel rispetto di condizioni e limiti prefissati», e raccogliere capitali tramite internet, come le start up innovative.
Il Ddl di riforma del terzo settore prevede il superamento del vincolo di distribuzione degli utili e degli avanzi di gestione, anche in forma indiretta, l’ampliamento dei campi di attività delle imprese sociali e la «individuazione dei limiti di compatibilità con lo svolgimento di attività commerciali diverse da quelle di utilità sociale».
Sono previste misure fiscali per favorire gli investimenti di capitale nelle imprese sociali: la delega mira anche ad agevolare la diffusione di “titoli di solidarietà” e altre forme di finanza sociale (come ad esempio i social bond, già esistenti, che sono titoli a rendimento garantito con una quota destinata a un soggetto del terzo settore).
Inoltre, è stato eliminato il riferimento alla stabilizzazione del cinque per mille dell’Irpef, che in realtà è già prevista dalla legge delega per la riforma fiscale (legge 23/2014), oggi in vigore. Resta, però, il riferimento a un riordino complessivo del cinque per mille, con l’obiettivo di ridefinire la platea dei potenziali beneficiari, che ogni anno superano ormai quota 40mila. Il disegno di legge prevede anche il riordino delle regole fiscali sugli enti non profit, con l’introduzione di un regime di tassazione che tenga conto delle finalità solidaristiche e di utilità sociale degli enti.
La riforma potrebbe comunque implicare costi complessivi fino a un miliardo di euro, un problema che si affronterà quando si andranno a scrivere i decreti delegati.
Al momento, la nota d’importanza è che il terzo settore diventa sempre più parte integrante di un disegno di riforma dello Stato, di cui fanno parte anche la riforma del lavoro e quella istituzionale.